ROMA (NEV) – Il 19 febbraio scorso si è svolto a Montecitorio il Convegno «40 anni dopo la prima intesa. Bilanci, prospettive, criticità». Apertosi con il saluto istituzionale dell’On. Anna Ascani, Vicepresidente della Camera dei deputati, è stato presieduto da Ilaria Valenzi. Promosso dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI) e dalla Commissione delle Chiese Evangeliche per i Rapporti con lo Stato (CCERS), il convegno ha visto la partecipazione di numerosi rappresentanti religiosi e istituzionali. E’ possibile rivederlo sul canale web della Camera dei Deputati. Qui di seguito pubblichiamo l’editoriale del presidente FCEI, il pastore Daniele Garrone, diffuso dall’Agenzia NEV.

Nel 1984 l’Intesa fra la Repubblica e la Tavola valdese. La libertà religiosa non è uguale per tutte le confessioni: da qui nasce il Convegno di mercoledì 19 febbraio a Roma. Il 21 febbraio 1984 venne sottoscritta per la prima volta, dal presidente del Consiglio Bettino Craxi e dal moderatore Giorgio Bouchard per la Tavola valdese, una delle Intese che, secondo l’art. 8 della Costituzione, regolano i rapporti tra lo Stato italiano e le confessioni religiose «diverse dalla cattolica». L’Intesa con la Tavola valdese fu poi approvata dal Parlamento italiano con la legge n. 449 dell’11 agosto 1984 e infine dal Sinodo delle chiese metodiste e valdesi nell’agosto dello stesso anno.

Sono passati 41 anni da quella storica firma che apriva quella che potremmo chiamare “stagione delle Intese”: tra il 1986 e il 2007 ne sono state stipulate diverse altre. Vale la pena ripercorrere le tappe di queste attuazioni della Costituzione: 1986 Assemblee di Dio in Italia; Unione italiana delle Chiese cristiane avventiste del 7° giorno; 1987, Unione delle comunità ebraiche in Italia; 1993 Unione cristiana evangelica battista d’Italia, Chiesa evangelica luterana in Italia; 2007 Sacra Arcidiocesi ortodossa d’Italia ed Esarcato per l’Europa Meridionale, Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli ultimi giorni, Chiesa Apostolica in Italia, Unione buddista d’Italia; Unione induista italiana; 2015, Istituto buddista italiano Soka Gakkai (Ibisg); 2019, Associazione “Chiesa d’Inghilterra”. Nel gennaio di quest’anno è stata siglata quella con Diocesi Ortodossa romena d’Italia.

Quarant’anni consentono un’analisi retrospettiva dei passi compiuti e dei problemi ancora aperti. È soprattutto con questo intento che la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) e la Commissione delle chiese evangeliche per i rapporti con lo Stato (CCERS) ha promosso nella giornata di oggi 19 febbraio, nella Sala della Regina a Montecitorio un convegno intitolato 40 anni dopo la prima intesa. Bilanci, prospettive, criticità.

Nell’ultimo quarantennio l’Italia è cambiata. Nel 1984, tener conto delle realtà “diverse da quella cattolica” significava sostanzialmente pensare alle minoranze “storiche” in un paese a maggioranza cattolico romana: ebrei, protestanti ed evangelici. L’incidenza del cattolicesimo nella cultura e nella vita sociale pesava ancora al punto che uno dei fattori della politica era “la questione cattolica”. Oggi, la secolarizzazione incide fortemente anche su quella che rimane la religione di maggioranza. Non esiste più una rappresentanza politica unitaria dell’elettorato cattolico.

È cambiato anche il panorama delle identità religiose presenti nella società: ci sono milioni di musulmani, gli ortodossi sono la seconda confessione cristiana del Paese, il panorama delle comunità cristiane, alcune in crescita, è sempre più variegato. Non solo in conseguenza delle immigrazioni, nuove componenti religiose sono presenti nella sfera pubblica. La composizione di molte classi della scuola primaria riflette in modo molto concreto a varietà delle identità religiose e culturali che caratterizzano l’Italia di oggi. Proprio queste classi possono essere laboratori di interlocuzione, di integrazione e di educazione alla cittadinanza all’altezza delle sfide di un Paese che cambia.

Le intese fin qui stipulate non comprendono tutte le realtà religiose presenti in Italia: vi è chi attende di addivenire a un’intesa; chi non ritiene di richiederla… Di fatto, perciò, la libertà religiosa che la Costituzione garantisce è per così dire “graduata”: il Concordato, le Intese e, per gli altri, ancora ricadute della legge sui culti ammessi del 1929. Un esempio tangibile può essere quello del diritto a richiedere assistenza spirituale da parte di chi si trova in ospedale, in una casa per anziani o in carcere: la chiesa cattolica ha cappellanie interne; le chiese e religioni con Intesa possono far accedere i loro ministri (avole con qualche difficoltà, dovuta all’ignoranza della legge …); e gli altri?

Per far fronte sul piano normativo a queste differenze nel godimento della libertà religiosa ci sono state, a partire dal 1990 varie iniziative tendenti a ottenere una legge quadro o generale sulla libertà religiosa e di coscienza. Dal 1990 al 2020 l’impresa è stata tentata varie volte, ma finora nessuno dei tentativi è andato in porto. Perché? Una normativa di questo tipo è ritenuta inutile? O forse rischiosa per la sicurezza? Il problema che intenderebbe risolvere è considerato “settoriale”, sia perché si pensa riguardi solo minoranze, sia perché norme di quel tipo appaiono sottigliezze giuridiche?

Per parte nostra vorremmo sottolineare che non si tratta di accontentare minoranze risolvendo i loro problemi, ma di dare piena attuazione alla libertà “uguale” di cui parla la Costituzione. È anche per questo che abbiamo inviato al convegno esponenti di tutti partiti presenti in parlamento.

La riflessione sulla libertà religiosa in una società plurale e in una democrazia costituzionale come la nostra Repubblica investe necessariamente due grandi problematiche, culturali ancora prima che oggetto di dialettica politica: la concezione della cittadinanza e la definizione della laicità. Confrontarsi su questi temi e le culture che interpretano la cittadinanza e la laicità è una sfida urgente, non solo per i nostri interlocutori nello spazio pubblico, ma anche per le chiese e le loro diverse teologie, ecclesiologie e visioni dei rapporti con lo Stato.

Daniele Garrone

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