«Pura demagogia da parte della nostra classe politica»: intervista al Vescovo Primate della Chiesa Protestante Unita Panerini in preparazione al Sinodo 2024

Sabato 7 e Domenica 8 dicembre a Firenze avrà luogo l’ottavo Sinodo Generale della Chiesa Protestante Unita, una denominazione evangelica plurale fondata nel 2016 e la cui identità centrale è quella luterana di lingua italiana con una organizzazione episcopale sinodale. Il Sinodo Generale è la massima autorità sulla terra della Chiesa, cui anche il Vescovo Primate deve obbedienza. Il Molto Reverendo Andrea Panerini (nato a Piombino nel 1983) è stato eletto Vescovo Primate della Chiesa Protestante Unita nell’ottobre del 2021 e ordinato nel dicembre dello stesso anno, primo omosessuale dichiarato in Italia. E’ a lui che rivolgiamo le domande di questa intervista per far capire ai nostri lettori gli orientamenti dell’assise sinodale.

D. Quali sono i temi principali del Sinodo 2024 della Chiesa Protestante Unita?
R. Oltre all’esame dell’attività amministrativa i temi che saranno all’ordine del giorno sono la rievangelizzazione del nostro paese, la giustizia sociale, la pace e il pericolo di una guerra nucleare oltre a una profonda riorganizzazione della Chiesa stessa. Un tema importante sarò anche il nostro rapporto con il Creato e gli animali e la partecipazione di questi ultimi ai Servizi Divini. Nella serata del sabato avrà luogo l’Assemblea pre-costituente della Diaconia Protestante, un Ente del Terzo Settore che sarà incaricato del settore diaconale e sociale della CPU, aperta al contributo di tutti i cittadini, cristiani e non. Attualmente stiamo attuando alcune raccolte di materiale per le famiglie in difficoltà e i senzatetto e si sente il bisogno di un ente che coordini l’azione verso tutte le categorie di persone svantaggiate.

D. I lavori del Sinodo si svolgono in un momento storico funestato dalle guerre, dallo scenario ucraino al medio oriente in fiamme. Qual’è l’impegno dei luterani di lingua italiana per la pace?
R. La nostra è una piccola Chiesa con scarsi fondi economici e pochissimo peso sociale e politico. Nondimeno siamo fermi promotori di una prospettiva di pace e di nonviolenza che ponga il proprio fondamento sulla giustizia tra le nazioni e tra le persone e classi sociali. La pace, in un senso cristiano, non è solo l’assenza della guerra come fatti d’arme ma è opera di giustizia, perdono e riconciliazione. In Ucraina come in Palestina e come in molte altre guerre dimenticate nel mondo non sarà possibile una vera pace senza perdono reciproco e vera riconciliazione. Senza questi fattori indispensabili si possono firmare degli armistizi che durano anche decenni, ma non una vera pace. Inoltre appoggiamo tutti gli sforzi del Consiglio ecumenico delle Chiese e della Federazione Luterana Mondiale per l’assistenza delle vittime civili e per spingere i governi in guerra e di tutto il mondo a cambiare radicalmente le loro politiche.

D. Lo scenario politico nazionale vede un governo di estrema destra alimentare le pulsioni razziste e retrograde presenti nella società italiana. Penso ai vergognosi centri di detenzione in Albania, l’approvazione del grottesco reato universale sulla GPA che ha come unico fine quello di discriminare ulteriormente le famiglie arcobaleno o le norme che estendono ulteriormente il precariato e alimentano lo sfruttamento del lavoro. Di fronte a tutto ciò, quale posizione assume la Chiesa Protestante Unita?
R. Il Sinodo discuterà sicuramente di atti per tutte queste questioni. A livello personale posso dire che trovo sconfortante avere una classe dirigente al governo, e in vasta parte anche dell’opposizione parlamentare, interessata unicamente al piccolo cabotaggio quotidiano e non ai veri problemi del paese, che sono di disperazione per il lavoro, la sanità, la scuola, l’università, le piccole e medie imprese. Il centro di detenzione in Albania è, ovviamente, pura propaganda e anche parecchio costosa per l’erario pubblico. La vera soluzione per l’immigrazione di massa risiede nella giustizia economica e sociale tra i paesi ricchi e il terzo mondo e anche all’interno dei paesi del primo, oltre all’auspicata risoluzione delle guerre in corso. Di fronte a queste sfide epocali la nostra classe politica reagisce con pura demagogia che corrisponde a una vignetta sorprendentemente pubblicata qualche anno fa su una rivista statunitense: una torta divisa in dodici parte e attorno un capitalista, un lavoratore e un immigrato. Il capitalista si prende undici parti della torta e dice al lavoratore che il pericolo è costituito dall’immigrato che gli vuole rubare la rimanente fetta. Sul reato universale sulla GPA, il nostro Sinodo nel 2018 ha rifiutato questa pratica ma anche espresso apertura per le persone e soprattutto i figli che ne risultano. E’ il classico tema ideologico che è posto all’attenzione della pubblica opinione perché si parli d’altro quando non si possono o non si vogliono i veri e gravi problemi della società e del mondo. Tutte queste tematiche, d’altronde, sono in forte odore di incostituzionalità, poiché la nostra Costituzione, scritta da partiti diversi in ripudio al totalitarismo nazifascista, non consente discriminazioni di alcun tipo.

D. È passato un anno dall’ultimo Sinodo. Per quali motivi c’è un rinnovato interesse verso questa piccola comunità protestante?
R. Abbiamo tenuto duro e cercato di superare con carità e collaborazione i notevoli problemi che si trascinano quantomeno dal periodo del COVID-19. Molte persone si sono interessate alla nostra realtà, ma ne rimangono sempre pochissime, come d’altronde succede spesso nelle Chiese poco consistenti a livello numerico. Ci sono stati diversi tentativi, perlopiù dall’esterno, per mettere zizzania al nostro interno, ma, ringraziando Dio, lo Spirito Santo ci ha permesso di uscire da situazioni poco gradevoli con maggiore unità e carità anche verso fratelli e sorelle che sono stati forviati vedendo nella nostra realtà delle negatività che non sono mai esistite. Tutti noi dobbiamo incessantemente chiedere al Signore di mettere la Sua Parola e i Suoi comandamenti al di sopra dei nostri sentimenti personale. Le tematiche sociale e diaconale, oltre a quelle che riguardano Creato e animali e le persone LGBTQ+ e sieropositive, penso siano al centro della nostra percezione pubblica e in alcuni casi ci permettono di essere l’unica, almeno per ora, voce cristiana nella società su questi argomenti.

D. In conclusione, quali sono i rapporti tra la Chiesa Protestante Unita e il resto del protestantesimo italiano?
R. Purtroppo non sono buoni a livello istituzionale, con alcune eccezioni a livello locale e personale. Non siamo visti degni di appartenere al “club” della Chiese protestanti storiche di questo paese, un club che si esplica nella FCEI (Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia), comunità che hanno anche una grande storia alle spalle ma fallimentari e incapaci di sintonizzarsi sulla realtà storica, culturale e sociale del paese. Sono Chiese che si stanno anemizzando, sono senza giovani e pieni solo di soldi pubblici attraverso alla pratica, che si può ritenere al limite della simonia, dell’otto per mille. Noi vediamo il protestantesimo come lo vedeva Lutero, ovvero un cattolicesimo riformato e depurato degli errori e degli abusi e non come un processo di sottrazione in cui tutto ciò che è accostabile alla Chiesa d’Occidente, che è anche la nostra tradizione, sia contrario al protestantesimo stesso. Dall’altro lato ci sono le Chiese evangelicali e fondamentaliste che ci attaccano soprattutto perché in disaccordo con la nostra etica su temi come il ministero femminile, l’ambiente e i diritti delle persone LGBTQ+. Noi preferiamo ipoteticamente sbagliare eccedendo in apertura che in discriminazioni e chiusure: nell’ottica del Vangelo siamo sicuri che il Signore ci perdonerà nella Sua misericordia rispetto a coloro che lo usano per escludere e discriminare.

Paolo D’Aleo

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