LONDRA – Justin Welby, Arcivescovo di Canterbury, si è dimesso in seguito alle critiche per la sua gestione del caso di John Smyth, un avvocato che gestiva campi giovanili legati alla Chiesa d’Inghilterra accusato di essere un pedofilo seriale. «Dopo aver chiesto il cortese permesso a Sua Maestà il Re, ho deciso di dimettermi dall’incarico di Arcivescovo di Canterbury» ha annunciato oggi Welby, massima carica della Chiesa anglicana dopo re Carlo. «Spero che questa decisione renda chiaro quanto la Chiesa d’Inghilterra comprenda la necessità di cambiamento e il nostro profondo impegno per creare una Chiesa più sicura», scrive Welby. Appelli a dimettersi erano arrivati anche dal clero anglicano, inclusi alcuni vescovi, e da una petizione sottoscritta da migliaia di persone.
Nell’ultimo rapporto, curato dal legale Keith Makin, si evidenzia come «la Chiesa d’Inghilterra sapesse delle malefatte di Smyth, ai più alti livelli, dal 2013». L’uomo è accusato di aver abusato di centinaia di ragazzi negli anni Settanta e Ottanta. Secondo lo studio l’arcivescovo Welby aveva ricevuto segnalazioni sull’uomo nel 2013. «È molto chiaro che devo assumermi la responsabilità personale e istituzionale per il lungo e traumatico periodo compreso tra il 2013 e il 2024», ha aggiunto Welby. Smyth, morto nel 2018, era un membro anziano dell’ente di beneficenza cristiano Iwerne Trust e si ritiene che sia il più prolifico abusatore seriale associato alla Chiesa d’Inghilterra.
Secondo il rapporto pubblicato il sette novembre, gli abusi commessi da Smyth sono stati tenuti nascosti all’interno della Chiesa d’Inghilterra per decenni. Gli abusi consistevano in attacchi «traumatici fisici, sessuali, psicologici e spirituali». Già nel 1982 l’Iwerne Trust aveva condotto una propria indagine dalla quale emergeva che Smyth portava gli alunni a casa sua, vicino a Winchester, e li frustava con una canna da giardino nel suo capanno. Otto dei ragazzi abusati avevano riferito che avevano ricevuto un totale di 14.000 frustate, ma l’ente di beneficenza, pur definendo la pratica «orribile» non ha denunciato alla polizia fino al 2013, anno in cui anche l’arcivescovo è stato messo al corrente delle accuse.