Messaggio del Consiglio ecumenico delle chiese sull’approvazione di una legge che interferisce sui fedeli ortodossi che rispondono a Mosca
ROMA (NEV) – Lo scorso 20 agosto la Rada (il Parlamento ucraino) ha approvato, in seconda lettura, un disegno di legge (n. 8371) “Sulla protezione dell’ordine costituzionale nel campo delle attività delle organizzazioni religiose”: un provvedimento che vieta l’attività di «organizzazioni religiose affiliate alla Russia in Ucraina», con riferimento alla Chiesa ortodossa che dipende dal Patriarcato di Mosca e che è tuttora la più grande denominazione ortodossa del Paese, nonostante la crescita di una Chiesa ortodossa autocefala di Kiev, da pochi anni riconosciuta dal Patriarcato di Costantinopoli. La legge quindi invade l’autonomia degli enti religiosi in nome di una guerra ideologica, in un paese dove i partiti d’opposizione – al pari della Russia di Putin – sono stati sciolti, la stampa asservita al Presidente, giornalisti anche stranieri arrestati, le elezioni rimandate (l’Assemblea legislativa che ha votato una tale legge per molti è illegittime e già sciolta), la legge marziale applicata a tutto il paese: di fatto una dittatura al pari di quella russa.
La Chiesa ortodossa legata a Mosca che è presente in Ucraina (e che è largamente maggioritaria negli oblast dell’est del paese) aveva subito condannato l’aggressione russa. Tuttavia, in quanto parte della Chiesa russa è considerata dalla «in continuità ideologica con il regime dello Stato aggressore, complice di crimini di guerra e crimini contro l’umanità». L’accusa, nonostante possibili contaminazioni, è irricevibile e viola uno dei cardini del diritto internazionale, ovvero la libertà religiosa e di pensiero. Le sue attività vengono così proibite e dovranno subito confluire nella Chiesa autocefala di Kiev, da molti ortodossi contestata, che si approprierà anche dei soldi e delle proprietà. pertanto le sue attività sono proibite e nei prossimi mesi dovranno confluire nella Chiesa ortodossa autocefala.
Questo grave passo del governo di Kiev ha suscitato allarme in tutto il mondo ecumenico, cristiano ed oltre. Lo scorso 24 agosto il Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) aveva diffuso un comunicato duro e netto, firmato dal Segretario generale, il pastore riformato Jerry Pillay e dal moderatore del Comitato Centrale, il vescovo luterano Heinrich Bedford-Strohm. Nel testo si sottolinea che l’organismo ecumenico ha sempre condannato l’aggressione russa e che «il governo dell’Ucraina ha il diritto sovrano e la responsabilità di difendere l’integrità territoriale della nazione e di proteggere i suoi cittadini, ancora di più di fronte all’invasione illegale e all’aggressione armata della Russia».
Tuttavia, «il Consiglio ecumenico delle chiese è profondamente allarmato dal potenziale di punizione collettiva ingiustificata di un’intera comunità religiosa e dalla violazione dei principi di libertà di religione o di credo ai sensi della nuova legge approvata dalla Rada ucraina il 20 agosto 2024. Invitiamo nuovamente il governo ucraino a esercitare cautela in relazione a misure che rischiano di violare il diritto fondamentale alla libertà di religione o di credo e di minare la coesione sociale in questo momento di emergenza nazionale. Né i crimini di alcuni individui, né le affiliazioni storiche di una particolare entità religiosa, possono essere una base sufficiente per misure equivalenti a punizioni collettive nei confronti di una comunità religiosa che vive e rende il suo culto in Ucraina. Il governo dell’Ucraina è responsabile della protezione dei diritti di tutti i suoi cittadini.»
Secondo alcuni giornalisti come Luigi Sandri, esperto di ortodossia e dei paesi dell’est europeo, una tale legge avrà come risultato quello di approfondire il fossato che divide la seconda Roma (Costantinopoli) dalla terza (Mosca).
A. P.