Il Vescovo della CPU Panerini scrive ai senatori contro il DDL Foti che limita la libertà religiosa

FIRENZE (CPU) – Lo scorso 7 luglio il Vescovo Primate della Chiesa Protestante Unita, il M. Rev. Andrea Panerini, ha inviato una lettera a ogni singolo senatore del Senato della Repubblica e al Presidente del Senato Ignazio La Russa a proposito del DDL Foti. Il DDL Foti concernente “Modifica all’articolo 71 del codice del Terzo settore, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, in materia di compatibilità urbanistica dell’uso delle sedi e dei locali impiegati dalle associazioni di promozione sociale per le loro attività” (A.C. 1018-A) è stato approvato lo scorso 7 maggio e ora è all’esame dello Senato. In un unico articolo si penalizzano le associazioni di promozione sociale (come ARCI, UISP, ACLI, AICS e altre ma anche organizzazioni locali) che usufruiscono di un vantaggio urbanistico (possono, secondo le leggi vigenti, occupare fondi per le attività sociali senza che la destinazione d’uso urbanistica sia corrispondente) che, si legge nel testo, “svolgano, anche occasionalmente, attività di culto di confessioni religiose i cui rapporti con lo Stato non sono regolati sulla base di intese, ai sensi dell’articolo 8, terzo comma, della Costituzione”. Quindi si penalizzano tutte le confessioni religiose che non abbiano un’Intesa con lo Stato italiano e le associazioni di promozione sociale che usufruiscono dei vantaggi urbanistici che li ospitano, spesso anche gratuitamente. E’ proprio il caso, in molte delle sue Parrocchie, della Chiesa Protestante Unita. L’intento dei promotori, in primo luogo l’on. Foti di Fratelli d’Italia (primo firmatario), è riassunto nella relazione all’aula che si può trovare negli atti parlamentari: «la legge era nata per aiutare circoli culturali e associazioni sportive dilettantistiche o culturali ad essere riconosciute e procurarsi una sede senza eccessivi aggravi burocratici; ma, invece, è diventata ben presto il grimaldello utilizzato dalle comunità islamiche per insediarsi nel territorio italiano creando moschee e madrasse nella completa indifferenza delle istituzioni, in spregio alla legge e nella sostanziale impossibilità a intervenire da parte delle Forze dell’ordine
L’intento, pertanto, è quello di ostacolare il culto islamico, motivazione già, di per sé, grave e incostituzionale. Per raggiungere questo risultato ideologico si mettono in difficoltà anche altre organizzazioni religiose (Chiese cristiane, comunità ebraiche, buddiste, induiste e di altro tipo) che per limitazioni di legge o libera scelta non hanno potuto o voluto raggiungere una Intesa con la Repubblica Italiana.
Il Vescovo Panerini nella lettera inviata ai senatori ha scritto che «a nome del Concistoro della Diocesi d’Italia della Chiesa Protestante Unita devo esprimerLe tutta la nostra preoccupazione e contrarietà per un atto che, sotto una intitolazione apparentemente innocua, rischia di mettere a rischio e di violare il fondamentale diritto alla libertà religiosa, garantito dagli articoli 8 e 19 della nostra Costituzione” e che “invece di occuparsi di una legge sulla libertà religiosa, che si attende da almeno settant’anni e che superi le leggi fasciste del 1930, il Parlamento italiano discute di diventare uno Stato discriminatorio rispetto alle varie confessioni religiose non cattoliche romane che non abbiano una Intesa, in aperta violazione anche degli impegni e dei Trattati ratificati dall’Italia tra i quali cito l’articolo 18 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, l’articolo 10 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea (Trattato di Nizza), il Preambolo e l’articolo 17 del Trattato di Lisbona che modifica il trattato sull’Unione europea e il trattato che istituisce la Comunità europea, firmato a Lisbona il 13 dicembre 2007. Per queste ragioni Le chiedo di opporsi alla discussione di questo DDL liberticida e, nel caso sia discusso e votato nelle Commissioni e in Aula, di votare contro una legge che creerebbe un vulnus gravissimo dentro il nostro ordinamento giuridico. Nel caso malaugurato che questo unico articolo sia approvato, chiederemo al Presidente della Repubblica di non promulgarlo e ci riserveremo di contestarlo giuridicamente davanti alla magistratura fino alla Corte Costituzionale