“Gli atleti”, di Vanni Schiavoni, prefazione di Valerio Grutt (Interno Libri Edizioni, Brindisi, 2024), pag. 88, euro 13

Questo è un libro bianco di marmo e di sale. Questa bellissima, oltre che essere perfetta appunto per l’opera in questione, prelevata dalla prefazione di Grutt, è la definizione perfetta per questa nuova silloge di Vanni Schiavoni, “Gli atleti”; opera che segna un passo avanti rispetto al già maturo “Quaderno croato”. “Questo libro – è poi la lucida chiusa dello stesso Valerio Grutt – è una navigazione, la gioia del rinvenimento. (…)”. L’oratoria ha inizio con “Un giovane che all’improvviso risorge / modella in due conchiglie di terra rossa e scura / la membra dilaniate da sorella e ancora il taglio / come trinciato da fumare è sparso sopra il mare / con lo schifo e il desiderio per Giasone”. Mi dispiace essere forse semplice e banale col sempre più colto e spigliato Schiavoni, nel definire questi suoi componimenti come parola dal mediterraneo, espressione serie e sensuale, infine tragica, della voce del mare. Infatti torna e ritorna spesso l’acqua:
“E potrai dire che è vero
il pantano in cui hai nuotato
quasi gigante e una forza di stagno
tiene assieme le fibre poderose
alla polpa vuota dell’avambraccio
ai capezzoli di rame, alla caviglia fragile
che ti fece covo sicuro di topi
e immersa più distante è persa
la posatura d’avorio degli occhi.”
Il ‘racconto’ vive intorno ai fondali, certo. Con questo senso della modernità che arriva di colpo, “e i turisti a frotte con prole e cenni d’affetto”. Di atleti che pure: “(…) Sono lunghe le carovane bardate di uomini”. E, sempre per sempre “cambia l’Adriatico a ogni onda” infatti. La prima sezione brucia in un lampo:
“Lo stare in quel modo è un nodo d’amore”.
Non a caso forse fra le esperienze performative del poeta Schiavoni c’è “L(‘)at(t)itudine”, in trio con l’altrettanto talentuosa cantante Martina Alberi e il chitarrista Renato Minguzzi.
Poi arriva la sezione “Il fabricante di Sicione. La forma e l’assenza”. Nel ventre della battaglia. Più avanti si va in “Il prodigio di Pella. La spada e la conquista”. Con il suggerimento della visita di Pizia. Sino a “Il campione di Taranto. La fibra e la fatica”. Schiavoni in appendice ci regala un approfondimendo che sa di giusta ‘spiegazione’ del contesto delle composizioni. Il ritrovamento nell’isola di Lussino d’una statua alta 192 cm, proveniente dalla Grecia antica. Le liriche sono persino un omaggio all’incentro autore dell’opera. La ricerca formale di Vanni Schiavoni in questa nuova pubblicazione è forse un altro passaggio, più che di sperimentazione, di creazioni di riferimenti che si rinnovano fra origini dei mondi e l’interesse per l’esserci qui e domani. Il prefatore ha nuovamente ragionato bene quando ha definito “epoca contemporanea” il ritmo e il segno di Schiavoni. Siamo meravigliati, e felici.
Nunzio Festa