È vero che un uomo il quale non abbia una ragione per morire per non ha nemmeno una ragione per vivere. E infatti, nell’ateismo de facto sempre più onnipresente, eccoci a deificare il corpo. Il corpo umano ormai è diventato non un idolo, ma un Dio, e poiché nietzschianamente Dio non vogliamo che muoia, ecco che facciamo di tutto per tenere in vita il nostro Dio personale. È risaputo che se a Dio sostituiamo Io, togliendo la D, poi, quando saremo morti, toglieremo anche la D e resterà un bello 0.
Uno dei miei libri aveva come incipit il noto motto latino: “Qui vitia odit homines odit”, chi odia i vizi odia gli uomini. Beninteso, i vizi costituiscono delle schiavitù che tolgono la libertà e non la aggiungono, il concetto è un altro. È quello, semmai, di essere schiavi, viziati, quello sì, dell’allungamento della vita a dismisura come unico criterio vitale. Sembra infatti che l’unico scopo della vita sia quello di vivere il più a lungo possibile, di protrarre su questa terra i nostri giorni per più tempo si riesca. Ottanta, novanta, cento anni, centocinque. E via di feste, di grandi articoli sui giornali, poco importa se la persona in questione nella sua vita è stata una poco di buono o addirittura una disonesta. No, la vecchiaia cancella tutto, perché vivere a lungo significa aver vinto, essere dei grandi (i grandi vecchi, appunto) significa aver raggiunto a pieno il significato dell’esistenza, dove non esistono valori, esiste solo una lunga, sterminata maratona e vince chi resiste più a lungo. Il bene è sottomesso al tempo, e il bene comune a quello individuale.
Quindi guai a fumare una sigaretta, guai ormai a bere un bicchiere di vino, guai a tutto quanto potrebbe diminuire la nostra persistenza sulla terra. Oggi Gesù, per essere politicamente corretto, dovrebbe trasformare il vino in acqua per il bene della gente. Invece il messaggio è proprio quello che non ci si può fossilizzare sulla vita terrena come se esistesse solo quella, a scapito anche di legittimi e sani piaceri che nulla hanno di contrario alla fede, anzi, manifestano proprio la gloria di Dio. Questa ossessione è, naturalmente, l’ossessione per ricreare il paradiso sulla terra, dove ci si illude di vivere il più a lungo possibile e non pensare alla morte per sempre più tempo, scordando che addirittura nella Bibbia sta scritto che nel libro della Sapienza c’è scritto: “Divenuto caro a Dio, fu amato da lui e poiché viveva fra peccatori, fu trasferito. Fu rapito, perché la malizia non ne mutasse i sentimenti o l’inganno non ne traviasse l’animo, poiché il fascino del vizio deturpa anche il bene e il turbine della passione travolge una mente semplice. Giunto in breve alla perfezione, ha compiuto una lunga carriera. La sua anima fu gradita al Signore; perciò egli lo tolse in fretta da un ambiente malvagio”.
Matteo Salvatti