ROMA (NEV) – Il Segretario Generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC), pastore Jerry Pillay, ha espresso profondo allarme e dolore per l’attacco mortale a Gaza effettuato dalle forze israeliane il 17-18 marzo, che ha ucciso più di 400 persone. «Condanniamo inequivocabilmente questa inutile riescalation della violenza, che ha portato a più morti e ulteriori sofferenze per i civili innocenti, comprese le donne e i bambini» ha detto Pillay. «Come comunità di chiese impegnate nella giustizia e nella pace, chiediamo una cessazione immediata delle ostilità e un rinnovato impegno per il dialogo e le soluzioni diplomatiche». Pillay ha esortato a porre fine al ciclo di violenza e ha rimarcato che tutte le parti debbano aderire al diritto internazionale umanitario, garantendo la protezione di tutte le persone, in particolare dei più vulnerabili.
«Condanniamo anche fermamente i recenti attacchi aerei statunitensi sullo Yemen, che hanno ulteriormente destabilizzato la regione e inflitto ulteriori sofferenze a una popolazione già vulnerabile», ha poi aggiunto Pillay. «L’azione militare non può essere un percorso verso la pace; piuttosto, esacerba le crisi umanitarie e approfondisce i cicli di conflitto». «Il popolo dello Yemen, come quello di Gaza, merita sicurezza, dignità e l’opportunità di vivere libero dalla paura e dalla violenza», ha esortato il Segretario Generale del CEC. «Siamo solidali con tutti coloro che sono stati colpiti da queste tragedie ed esortiamo la comunità internazionale a intensificare gli sforzi verso una pace giusta e duratura in questi contesti e in tutto il mondo. In questa stagione quaresimale, preghiamo per la guarigione dei feriti, per la consolazione dei defunti e per un futuro in cui prevalgano la giustizia e la pace».
«Oggi è un giorno disperatamente buio per l’umanità», ha dichiarato Agnès Callamard, Segretaria Generale di Amnesty International. Il governo israeliano «ha ripreso sfacciatamente la sua devastante campagna di bombardamenti sulla Striscia di Gaza». La popolazione della Striscia di Gaza «[…] si è risvegliata ancora una volta nell’incubo infernale di bombardamenti intensi». Oggi, dunque, sembra di essere tornati al punto di partenza, ricorda ancora Amnesty: «L’assedio totale blocca l’ingresso di tutti gli aiuti umanitari, delle medicine e di prodotti come carburante e cibo, in palese violazione del diritto internazionale». Il governo israeliano ha anche deciso di interrompere la fornitura di elettricità all’impianto principale di desalinizzazione.
«L’esercito israeliano ha iniziato a emettere nuovi ordini di “evacuazione” su vasta scala, sfollando le persone palestinesi. I ricercatori di Amnesty International – si legge ancora sul sito di Amnesty Italia – hanno parlato con il personale medico che lavora in tre ospedali di Gaza City e nel nord della Striscia di Gaza, che ha riferito scene di orrore indicibile fin dalle prime ore del mattino. L’ospedale arabo battista Al-Ahli di Gaza City (sostenuto tra l’altro attraverso una raccolta fondi ancora attiva e lanciata dalla Campagna: Fermiamo l’odio, aiutiamo i costruttori di pace promossa dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI), l’unico dotato di un’unità di terapia intensiva funzionante – è stato costretto a curare nei corridoi e nel cortile interno alcune delle 80 persone ferite che aveva ricevuto. L’ospedale indonesiano è l’unico nella provincia di Gaza Nord ancora funzionate, seppur a fatica».
La quasi totale distruzione del sistema sanitario nella Striscia di Gaza, in particolare nella parte settentrionale, nonché la disperata carenza di attrezzature e forniture mediche, aggravata dall’assedio imposto dal governo israeliano, «equivalgono, di fatto, a una condanna a morte per molte persone con ferite gravi e malattie, comprese quelle che, in condizioni normali, sarebbero facilmente curabili», conclude Amnesty International.