PIOMBINO (LIVORNO) – All’alba del 25 marzo scorso è morto a 65 anni Maurizio Maggioni, fondatore nel 1999 de Il Foglio Letterario assieme a Gordiano Lupi e al nostro Direttore Andrea Panerini. Le esequie sono avvenute in forma strettamente privata e sono state seguite dalla cremazione della salma. Maggioni è stato uno dei maggiori intellettuali piombinesi a cavallo tra il XX e il XXI secolo. Riportiamo qui integralmente il ricordo di Gordiano Lupi:

«Alle sei del 25 marzo 2025 ci ha lasciati Maurizio Maggioni, dopo breve ma perfida malattia, uno dei fondatori del Foglio Letterario, 65 anni, un vecchio compagno di scuola, amico e collega di tante battaglie. Era un uomo schivo, al punto che – nonostante le molte pubblicazioni – non si trova una sua foto in rete. Io ne ho molte di quando eravamo giovani e pieni di illusioni, che si sono spente o pacate, ma sono scatti che non lo rappresentano bene. Voglio ricordarlo con il suo libro più importante: Piombino sacra, che raccoglie tutte le notizie sulla religiosità diffusa in Val di Cornia, dai santi alle leggende. Era un uomo pieno di interessi, soprattutto filosofici e religiosi, amava le ricerche storiche e il buon cinema, insieme a me ha scritto un libro su Dracula e i vampiri, mi ha dato una mano per compilare monografie su autori non troppo conosciuti (ma che lui conosceva bene!) come Joe D’Amato, Ruggero Deodato e Lucio Fulci. Lovecraft e Poe erano i suoi miti letterari, come accompagnavano i suoi giorni testi sacri e fumetti del passato (soprattutto Marvel e Horror) che sapeva alternare tra le sue letture. Maggioni ha scritto anche poesia, mi ha regalato il suo ultimo libro che ancora devo recensire, intitolato Quadri marini, ha scritto saggistica di carattere esoterico (rosacroce, magia e satanismo), ha raccontato la vita di Maribruna Toni, altra grande scrittrice (e pittrice) della nostra terra. Non amava mettersi in mostra, anche se valeva molto di più, da un punto di vista intellettuale, rispetto a tanti palloni gonfiati che per sentirsi vivi devono stare sempre al centro dell’attenzione. Il suo ultimo regalo per me, sul letto di morte, è stato Foglie d’erba di Walt Whitman, che rileggerò pensando a cosa mi avrà voluto dire con quel gesto, in ogni caso lo conserverò come un ricordo, perché un vero amico non muore mai per sempre. Maurizio era per me uno degli ultimi compagni, un sopravvissuto ai giorni dell’infanzia, uno con cui avevo giocato a calcio sotto i frati e studiato Nietsche per la maturità, in quel liceo classico di via Cavour del nostro cuore. Maurizio ti dava tutto senza chiedere niente in cambio, se avevi bisogno di una mano non si tirava indietro; con lui potevi parlare di sciocchezze e di cose del passato, di argomenti astrusi e di filosofia con la semplicità socratica di chi dispensa il sapere per la strada. Vorrei avere ancora con me i giorni diciottenni d’una gita a Parigi e Taizé, a bordo di un torpedone insieme a Don Mazzer e un gruppo di studenti, dormire nei conventi, far colazione nei posti più assurdi della Francia. Vorrei avere il tempo di fare un altro viaggio a Cuba, passare un’ultima serata al bar di una Festa dell’Unità del passato, sotto casa mia, in piazza Lega, decidere la presentazione di un libro, trascorrere inutili serate bevendo birra e rum cubano. Vorrei tornare indietro nel tempo, essere di nuovo a Pisa, in via Santa Lucia, frequentare insieme le lezioni del professor Venturini, sorridere delle vignette del Male, temere per il terrorismo e per gli attentati. Ricordo le tue passioni anarchiche, quel tuo farti contagiare da ogni estremismo, da tutto quel che profumava di nuovo, anche se pericoloso. Vorrei avere ancora davanti a me il giorno in cui abbiamo fondato una rivista letteraria che è diventata casa editrice, con la quale anche tu hai pubblicato qualche libro, una realtà che sostenevi, nonostante tutto, mettendo da parte tutte le incomprensioni. Vorrei, ma non posso. Addio Maurizio, mi mancherai.»

Anche lo scrittore Paolo Gentili ricorda Maggioni: «Caro, vecchio amico mio… non ci sei più. Oggi, dopo pochi, ingiusti mesi di malattia, così, quasi senza disturbare, in silenzio, come sempre, hai detto addio a tutti e sei scappato via da questo mondo, che non ti è mai piaciuto troppo. Con esso hai lottato tutta la vita, per adattarlo e adattarti alle sue stranezze e alle sue ingiustizie, a volte vincendolo, più spesso uscendone sconfitto, ma sempre con onore, con una tua motivazione, ragionevole e mai banale. In questo, sei stato migliore di tutti noi, vecchi tuoi amici di sempre. A noi, proprio a noi, resta il dispiacere, la colpa, di non averti sempre capito e sempre aiutato nella tua battaglia, ma non quello di non averti voluto bene, in questi anni di oblio, quello no. Un solo ricordo, adesso, mi rimane, fra tutti quelli di una vita intera che mi tornano, inevitabilmente e crudelmente, oggi, alla mente, a rammentarmi la persona che eri e che, ne sono sicuro, noi non potremo mai essere: pochi giorni fa, quando ti ho salutato per l’ultima volta, e non lo sapevamo, con il sussurro che ti era rimasto per voce, ma con lo sguardo attento del vecchio amico, mi hai chiesto come stava mio figlio, che tu non avevi mai veduto ma che per te era importante perché sapevi che lo era per me. Quella domanda mi ha lasciato senza parole, perché mi ricordava, all’improvviso, quello che potevamo perdere, perdendo te. Il tuo volto accorato e gonfio, pieno di ignobili suture, ma nobili su di te, incapaci di nascondere il tuo animo gentile, mi rimarrà sempre dentro. Insieme a quella domanda, che, in quel momento, credevo origine di un rimpianto irresolubile, quello di un tempo in cui eravamo giovani e felici e illusi e che mi sembrava perduto. Ma sbagliavo. Quel tempo passato ha trovato, proprio in quel momento, per noi due decisivo,il suo riscatto finale e quella domanda ha chiuso, perfettamente, il circolo di una vita intera e, una vola di più, ti ha rivelato per quello che eri, che sei. Caro, vecchio, gentile, invincibile amico mio, ti ameremo sempre.»

Il nostro Direttore Andrea Panerini, scrittore e storico, oltre che Vescovo Primate della Chiesa Protestante Unita, ha ricordato pubblicamente scrivendo: «E’ con vivo dolore che apprendo del ritorno alla casa del Padre celeste lo scorso 25 marzo dell’amico Maurizio Maggioni, fondatore con me e con Gordiano Lupi de Il Foglio Letterario nel lontano 1999. Sapevo che era malato da tempo e stava talmente male che lo scorso mese, pur andando a Piombino, non aveva potuto ricevermi, anche se ho avuto occasione di sentirlo al telefono e via social media. Aveva 65 anni e del trio dei fondatori della rivista letteraria piombinese era il più umile e schivo, uno scrupoloso studioso di scienze religiose e di esoterismo, un poeta profondo e poco conosciuto ma di notevole importanza nel panorama toscano contemporaneo, uno squisito biografo e amico della poetessa Maribruna Toni. Pur avendo fatto da tanti anni scelte profondamente diverse non ci siamo mai completamente persi di vista. Il nostro paese e Piombino perdono un importante intellettuale a cavallo dei due secoli e personalmente perdo un vecchio amico. Prego per i suoi cari, affinché il Signore possa sostenerli e consolarli».

Qui il suo ultimo volume poetico “Quadri marini” (Piombino, La Bancarella, 2023).

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