RIMINI – L’Egitto ha ancora tanto da raccontare. Il Club Inner Wheel Rimini e Riviera è nato grazie nella primavera del 1994, e ha voluto riunire le mogli dei Rotariani di entrambi i Club Rotary della città: il Rotary Rimini e il Rotary Rimini Riviera; con la motivazione di costituire un Club femminile di ispirazione rotariana, sostenuto da finalità e ideali analoghi, ma vissuti alla luce della sensibilità femminile e nell’ottica della donna.

«E ogni iniziativa del Club è pensata per rispettare questi principi», come ha voluto sottolineare, fra le altre cose, la governatrice del sodalizio, Lilly Pacini Bordoni, martedì 4 marzo durante la presentazione dell’ultimo appuntamento culturale organizzato all’Hotel Imperiale di via Vespucci, quando è stata ospitata l’archeologa italiana di fama internazionale, Patrizia Piacentini, per presentare gli scavi egiziani di Assuan. Continuano quindi gli appuntamenti del Club Inner Wheel Rimini, verso l’ultimo della serie di questo periodo. La relatrice, la prof.ssa Piacentini, è al momento impegnata in una campagna di scavi ad Assuan, in Egitto, nel punto più meridionale egiziano e quello forse più ricco di antichità da scoprire. Piacentini, dopo il convegno dell’Imperiale titolato “La scopertà della Collina dell’Eternità. Mille anni di storia nella necropoli egiziana dell’Aga Khan ad Assuan”, il giorno dopo è stata accolta presso il Liceo Classico “Giulio Cesare”, diretto da Sandra Villa. Patrizia Piacentini, fra le altre cose, insegna Egittologia e Archeologia egiziana all’Università di Milano ed é direttrice dell’EIMAWA Egyptian Italiana Mission at West Aswan. Durante i due momenti riminesi Piacentini ha presentato storia e origini degli scavi egiziani, oltre che i risultati ottenuti fino a questo momento. Anche per rispondere a studentesse e studenti, ad ogni loro curiosità, partendo sempre dagli scavi internazionali caratterizzati anche da un approccio multidisciplinare, che si stano portando avanti da 6 anni a questa parte. E che riprenderanno per un breve periodo, da aprile a fine maggio prossimi, per evitare il troppo che irrompe a seguire nell’area degli studi.
Da 6 anni i componenti della missione coordinata da Patrizia Piacentini sono impegnati in questo lavoro nel punto più meridionale dell’Egitto, che storicamente è una terra di transito, un confine, grande scalo per lo scambio di merci e dove si incontravano popolazioni del Mediterraneo con quelle africane e con quelle dell’Asia Occidentale. La necropoli dell’antichissima Asswan ha già fatto conoscere una storia quasi millenaria, stiamo parlando di un periodo coperto di circa 800 anni dal sesto secolo a.C. al secondo d.C. Una scoperta molto significativa per l’egittologia in quanto se in passato si conosceva quello che in quel territorio era esistito, le persone che hanno abitato quei luoghi per esempio, ancora si disconoscevano le loro sepolture. Dunque sono state rintracciate centinaia di persone sepolte con oggetti e cibi che venivano seppelliti con loro. Tramite questa missione interdisciplinare si sta mettendo in pratica il sistema che permette una conoscenza antropologica di quello che viene trovato, con un approccio medico-antropologico per l’esattezza, grazie al quale si riesce a capire le relazioni famigliari, sapere che malattie avevano in vita e per le quali morivano gli indigeni, la loro età.

Nonostante siano passati già molti anni di lavoro, la ricerca non é che all’inizio. Sono state scoperte 400 tombe, per intenderci. E ne sono state scavate ancora 37. Adesso il passo avanti è che oltre agli scavi, ai risultati dei ritrovamenti, è importante fare quello che il team sta facendo, è importante applicare quelle che vengono definite scienze dure, alla botanica alla medicina, per comprendere ancora di più e meglio. In un punto di passaggio come Assuan dove è ancora più utile lavorare con questo approccio. Grazie a questo lavoro, infatti, si potrà arrivare a capire come era l’integrazione fra Mediterraneo, Africa e Asia. Il lavo è svolto nel punto di incontro di tutto il mondo antico. E lo si può fare aprendo le tombe dei benestanti e di persone più modeste che vivevano nel punto più meridionale dell’Egitto, considerando il fatto che i poverissimi di tombe non ne avevano, probabilmente erano seppelliti nel deserto senza cerimonie.
Rimini è pregna di cultura romana, lì il segno dell’Impero romano come possiamo considerarlo? abbiamo chiesto infine alla dott.ssa Piacentini. «Quando i romani arrivarono in Egitto nel 31 a.C. e se ne impossessano, integrarono la cultura egiziana. Tanto che per esempio scopriamo molte persone di epoca romana ma che avevano adottato la pratica funeraria egiziana, la mummificazione. Due culture si assorbirono. Roma poi sfrutta anche come avamposto militare questo luogo, e i romani si immamorano della cava di pietra della zona. Possiamo facilmente scorgere a Roma il grande utilizzo delle Sienite, roccia magmatica rossastra che prende il nome proprio dall’antico nome di Assan, Syene. Uno scambio che quindi fu a tutto vantaggio dei romani padroni del mondo».
Nunzio Festa