A Forlì fino al 29 giugno mostra sugli autoritratti con oltre 200 capolavori

FORLI’ – L’artista nell’opera. Rimane tempo sino al 29 giugno prossimo, per visitare la mostra, “Il Ritratto dell’Artista. Nello specchio di Narciso. Il volto, la maschera, il selfie”, al Museo civico “San Domenico” di Piazza Guido da Montefeltro di Forlì. La mostra racconta ed esplora un mondo così vasto che partendo dal mito di Narciso approda alla modernità del selfie.

«Nei secoli, ritrarre il proprio volto, la propria immagine è stato – per ogni artista – una sfida, un tributo, un messaggio, una proiezione, un esercizio di analisi profonda – è spiegato dagli organizzatori dell’evento – che mostra le aspirazioni ideali e le espressioni emotive, ma che rivela anche la maestria e il talento. Poi serve uno specchio. Timore, prudenza o desiderio, persino bramosia di guardarsi.

Allegoria di vizi e virtù». Nell’autoritratto, infatti, il pittore si sdoppia nel duplice ruolo di modello e di artista; mentre l’occhio si posa sull’immagine riflessa per ritrarsi e l’immagine ritratta è un alter da sé ed è un sé. Spesso ne viene fuori una maschera. Personaggio più che persona. Per molti artisti è così, dal Seicento al Novecento. Ma il ritratto non sempre è da solo.

«Il ritratto dell’artista – è aggiunto infatti dai curatori –non è l’immagine scura di uno che ti guarda. L’artista recita, si mette in mezzo, sbuca da una sua opera che parla d’altro: in mezzo a un racconto mitologico, a una storia sacra, a un evento storico. Come fanno Botticelli, Perugino, Dürer, Hayez e molti altri».

Nudo o vestito, truccato o travestito, sorridente o malinconico, attraverso l’immagine di sé, l’artista rintraccia il proprio mondo interiore, il significato della propria arte, l’unicità del proprio stile. Per questo non è necessario ritrarsi interamente, basta un volto o un piede. Ciò che rende così affascinante e quasi irrinunciabile l’autoritratto agli occhi degli artisti – e non solo – è la sua capacità di sostituirsi interamente alla persona di cui è copia. L’immagine funziona da doppio del soggetto, come nel mito di Narciso ripreso da tutta la storia della pittura e della letteratura fino ad approdare, nel Novecento, alla psicoanalisi freudiana.

«Il ritratto dell’artista è un autografo esistenziale. Segno, traccia, memoria, riflesso da tradurre in un’immagine definitiva, giocata nel tempo, contro il tempo, oltre il tempo». La mostra è composta da oltre 200 capolavori, provenienti da collezioni da tutta Europa, fra i quali: Gallerie degli Uffizi e Museo del Bargello di Firenze, Galleria Doria Pamphilj, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, Gallerie Nazionali d’Arte Antica di Roma, Pinacoteca Nazionale di Bologna, Biblioteca Apostolica Vaticana, Accademia Carrara di Bergamo, Musei Reali di Torino, Mart di Rovereto, Musée d’Orsay e Musée Moreau di Parigi, Galerie Belvedere di Vienna, Fine Arts Museum of Budapest, Musée des Beaux-Arts de Strasbourg, Kunsthalle di Brema, Museo de Arte de Ponce di Puerto Rico, Denver Art Museum e tanti altri.

Nunzio Festa

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