In una lettera ai referenti del Governo espresse tutte le critiche per l’inattività di questi anni
ROMA (NEV) – I membri del Consiglio per le relazioni con l’Islam, dopo oltre dieci anni di servizio e di significativi risultati raggiunti, hanno annunciato oggi le loro dimissioni esprimendo la loro critica alla strategia adottata dal Ministero dell’Interno. In una lettera indirizzata al Ministro Matteo Piantedosi, il coordinatore Paolo Naso e tutti gli altri membri del Consiglio hanno denunciato la sospensione di tutte le iniziative avviate e programmate e il mancato riconoscimento giuridico di vari enti islamici. In sostanza, congelando ogni attività, il Ministero ha bloccato il processo di integrazione dell’Islam italiano, equiparabile alle altre confessioni religiose.
Il presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI), il pastore Daniele Garrone, ha commentato: «Come FCEI siamo profondamente delusi per l’epilogo che sembra prospettarsi per questo importante strumento di dialogo. Queste dimissioni collettive sono un duro colpo al dialogo; perdere il Consiglio per le relazioni con l’Islam significa erodere un significativo spazio di democrazia. Il pluralismo religioso e il pluralismo multiculturale sono realtà italiane e globali. Il nostro presente e il nostro futuro sono sempre più caratterizzati da confini liquidi, sia per quanto riguarda le migrazioni, sia per l’economia, sia per le crisi in atto” ha proseguito Garrone, manifestando solidarietà ai fratelli e sorelle di fede musulmana e di tutte le fedi. E ha concluso invitando a “essere propositivi affinché la politica riprenda il suo ruolo di garante per movimenti, associazioni e per la cittadinanza. La libertà religiosa è un diritto fondamentale che non può essere trascurato o eroso».
Le dimissioni dei membri del Consiglio per le relazioni con l’Islam arrivano dopo anni di lavoro intenso e dialogo fruttuoso, culminato nel 2017 con la sottoscrizione del “Patto per un Islam italiano”, espressione di una comunità integrata e aderente ai valori dell’ordinamento statale. Nonostante l’impegno profuso e i numerosi progetti sviluppati, tra cui corsi di formazione per una leadership islamica competente e attenta a denunciare ogni forma di radicalizzazione e iniziative di dialogo interreligioso con il coinvolgimento di varie università italiane, il Consiglio è stato ormai reso inoperante.
«Sulla base di questi dati di fatto, con vivo rincrescimento, rassegniamo le nostre dimissioni da un organismo ormai pletorico, privato di ogni strumento operativo e con ogni evidenza giudicato non rilevante per la definizione di orientamenti e politiche nei confronti dell’islam italiano e, più in generale, delle varie comunità di fede – si legge nella lettera di dimissioni –. Per parte nostra si conclude così un servizio reso gratuitamente, con piena lealtà alle istituzioni e in coerenza con il nostro impegno accademico e civile per la libertà religiosa».
Il Consiglio è composto da una dozzina di accademici di diversa formazione: giuristi, sociologi, politologi, islamologi, alcuni dei quali avevano già fatto parte di precedenti tavoli di dialogo come quello aperto dal ministro Giuseppe Pisanu nel 2005.