DACCA (ANSA) – Cacciata l’odiata premier Sheikh Hasina, al potere dal 2009, il premio Nobel Muhammad Yunus lo scorso 6 agosto è stato chiamato a guidare per 90 giorni un governo in grado di portare il Paese a nuove elezioni. La durissima lotta degli studenti del Bangladesh sembra aver raggiunto tutti i suoi obiettivi, condizionando anche la transizione verso un nuovo difficile equilibrio politico.
Il 6 agosto, grazie alla loro imponente mobilitazione, in un clima di gravi violenze e scontri di piazza ed a un passo dalla guerra civile, hanno costretto la premier Sheikh Hasina a dimettersi e a lasciare il Paese. E il giorno successivo hanno convinto il Presidente Mohammed Shahabuddin a sciogliere il Parlamento: si trattava di una loro richiesta chiave per fermare la rivolta.

In poche ore hanno convinto il celebre economista ad assumere la carica di Chief Adviser ovvero di capo del governo ad interim per 90 giorni in grado di gestire la transizione tra un governo eletto e il successivo. «Confidiamo nel dottor Yunus», ha scritto su Facebook Asif Mahmud, uno dei leader dei gruppi studenteschi.
Il premio Nobel per la pace, 84 anni, fondatore della Grameen Bank e teorizzatore del microcredito ai poveri, ha accettato. Conosciuto in tutto il mondo per essere riuscito a far uscire milioni di persone dalla fame concedendo piccoli prestiti inferiori a 100 dollari ai poveri delle zone rurali, ha dichiarato: «Sono onorato della fiducia dei manifestanti che desiderano che io guidi il governo ad interim. Se è necessario agire in Bangladesh, per il mio Paese e per il coraggio del mio popolo, allora lo farò».
Dopo l’uccisione di almeno 122 persone una parvenza di normalità pare sia subentrata, almeno nella capitale Dacca, ma la sfida per una pacificazione nazionale pare solo all’inizio con ripetute violenze contro le minoranze religiose, in special modo quella indù. La comunità internazionale segue la situazione con grande apprensione: i responsabili della missione UE a Dacca si dicono, infatti, «molto preoccupati per le segnalazioni di molteplici attacchi contro luoghi di culto e membri di minoranze religiose, etniche e di altro tipo in Bangladesh».
Anche l’India, per voce del suo ministro degli Esteri, Jaishanka, si è detta «profondamente preoccupata» per la situazione in Bangladesh, in particolare per lo status delle minoranze, ed è in costante contatto con le autorità di Dacca.

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